MILLE ORTI IN AFRICA
2 Mar 2015
Nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle città: è la sfida lanciata nel 2012 da Slow Food in occasione dell’incontro mondiale delle comunità del cibo Terra Madre*. Gli orti sono coltivati secondo tecniche sostenibili (compostaggio, preparati naturali per la difesa da infestanti e insetti, gestione razionale dell’acqua) con varietà locali e secondo i principi della consociazione fra alberi da frutta, verdure ed erbe medicinali. Il progetto, inoltre, intende promuovere lo scambio di sementi tra le comunità per salvaguardare la biodiversità e migliorare l’autonomia dei contadini.
Gli orti di Terra Madre in Africa sono gestiti dalle comunità, ma anche da alcuni studenti che si sono laureati all’Università di Scienze Gastronomiche. Diversi giovani africani, infatti, grazie a borse di studio fornite da Slow Food, hanno studiato in Italia presso l’Università di Scienze Gastronomiche e, dopo la laurea, sono ritornati nelle loro comunità. Il progetto Mille orti in Africa consentirà infatti ad altri giovani di studiare in Italia e ritornare nel proprio Paese di origine per aiutare le comunità locali a rafforzare la propria economia e tutelare la propria identità culturale.
La donazione prevista per sostenere le spese annuali di un orto è circa 900 euro ripartiti in:
– Attrezzature: zappe, pale, rastrelli, innaffiatoi, sementi, piantine da trapianto…;
– Formazione del personale locale e coordinamento delle attività in loco € 100;
– Organizzazione di scambi di formazione con altri progetti, nello stesso paese o in paesi vicini;
– Stampa e distribuzione di materiale didattico pubblicato nelle lingue locali (swahili, amarico, oromo, bambarà, wolof…)
– Coordinamento generale del progetto e assistenza per consentire la realizzazione di orti in sintonia con la filosofia di Slow Food (con varietà locali, senza l’utilizzo di trattamenti chimici, ecc.)
– Contributo a borse di studio per la formazione di giovani africani (presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo);
– Contributo per coprire i costi di partecipazione delle comunità degli orti africane all’evento Terra Madre.
Per fare un esempio, in Kenya l’agricoltura rappresenta oltre il 50% del prodotto interno lordo e occupa più del 70% della forza lavoro. Nonostante ciò, è pressoché assente dai programmi scolastici e la maggior parte dei giovani che completa gli studi primari e secondari non riceve alcun tipo di formazione per intraprendere attività agricole.
Il progetto Orti scolastici in Kenya è nato nel 2005 su iniziativa dell’Ong Necofa (Network for Ecofarming in Africa), in collaborazione col convivium Slow Food Central Rift Valley e la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus. L’obiettivo è stimolare un approccio positivo dei giovani kenioti verso l’agricoltura locale, le tradizioni alimentari e l’ambiente. Attraverso gli orti scolastici, gli studenti imparano a diversificare la propria alimentazione e a coltivare le materie prime secondo metodi rispettosi dell’ambiente.
Le mense scolastiche sono rifornite con i prodotti coltivati dagli studenti, mentre le eccedenze sono messe a disposizione delle famiglie. Ogni orto funziona anche come vivaio; si coltivano piantine di specie locali e si vendono alla comunità a prezzi accessibili.
In Uganda, il basso reddito derivante dall’agricoltura spinge la maggior parte dei giovani a cercare altre forme di impiego. A ciò si somma la scarsa fertilità del suolo e la dipendenza di molte aree da colture redditizie come il caffè. Questo fa sì che la maggior parte dei prodotti destinati al consumo quotidiano venga importato dalla vicina Repubblica Democratica del Congo, con un conseguente innalzamento dei prezzi – spesso inaccessibili per il reddito medio procapite – e una perdita delle varietà locali. Attraverso l’esperienza sul campo e le lezioni in aula, gli studenti imparano a conoscere i prodotti locali, il loro sapore e il loro utilizzo e così facendo imparano a scegliere cibi buoni, puliti e giusti. I prodotti dell’orto servono a rifornire la mensa scolastica, mentre le eccedenze sono vendute al mercato per sostenere il progetto. A fine gennaio di quest’anno il progetto, che punta a crescere fra le due e le quattro volte sulla costa sud del Mediterraneo, è stato presentato a Il Cairo.
Le prospettive crescono
Le aspettative per il 2015 sono di un passaggio da 19 a 40 orti in Tunisia, da 26 a 95 in Marocco e da 18 a 88 in Egitto.
L’iniziativa della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, partita nel 2012 e concentrata soprattutto nell’Africa orientale, ha raggiunto 1.410 unità, superando il suo obiettivo originario di 1.000 orti, ha ricordato la responsabile, e quest’anno punta ad affiancare un quarto paese mediterraneo: l’Algeria, con cinque orti.
In Egitto, gli orti realizzati sono concentrati in maggioranza (13) nell’area del Cairo e 6 sono a Fayoum, circa 130 chilometri a sud-ovest, ha precisato El Sayed alla conferenza svoltasi presso l’Istituto Italiano di Cultura della capitale egiziana e organizzata dal Coordinatore nazionale di Slow Food per l’Egitto, Diego Giuffrè.
L’idea è quella di promuovere un concetto di orti molto piccoli, che possono essere gestiti da scuole, da una comunità, da una famiglia rispettando principi quali l’integrazione con l’ambiente circostante, la dimensione ridotta, la biodiversità locale ad esempio nell’uso dei semi, i metodi di coltivazione sostenibile quali il risparmio dell’acqua. Ci sono purtroppo anche resistenze legate alla bassa considerazione sociale che spesso e ingiustamente accompagna un lavoro in cui ci si sporca le mani come quello dell’ortolano, oltre ad altri problemi come la perdita di conoscenze tradizionali di coltivazione. Ma la realtà più dura è però ottenere le autorizzazioni e regolare le dispute che nascono quando si tratta di stabilire chi debba guadagnare dai frutti degli orti gestiti in comunità.
All’incontro è stata anche presentata la bozza con le attività per la partecipazione all’Expo di Milano 2015 della delegazione egiziana. Sottolineando il tema dell’Expo, “Nutrire il Pianeta Energia per la Vita”, Slow Food ha sottolineato ancora una volta che parteciperà “in prima linea” nella promozione di valori nutrizionali adeguati ed in sintonia con uno sviluppo sostenibile delle comunità locali, nella salvaguardia della biodiversità.
*Terra Madre dà voce ai contadini e ai produttori di cibo di tutto il mondo e li mette in contatto con i cuochi, gli accademici e i giovani, per costruire una rete internazionale capace di migliorare il sistema della produzione e della distribuzione del cibo. Gli incontri si tengono a livello locale, regionale e internazionale. Ogni due anni la città di Torino ospita l’incontro mondiale di tutte le comunità del cibo.